Allergia o intolleranza alimentare?

Nonostante la crescente diffusione e l’aumentato interesse verso queste tematiche, c’è ancora molta confusione fra il concetto di allergia alimentare e quello di intolleranza alimentare: in realtà si tratta di due disturbi nettamente distinti sia per quanto riguarda la sintomatologia, sia per quanto riguarda la relativa diagnostica. Cerchiamo quindi di fare chiarezza.

Allergie e intolleranze alimentari fanno parte di un vasto gruppo di disturbi definiti come “reazioni avverse al cibo”, i cui sintomi sono scatenati dall’ingestione di uno o più alimenti che attivano in modo anomalo la nostra risposta immunitaria.

Allergia alimentare

Nell’allergia alimentare vera a propria, i sintomi appaiono immediatamente dopo l’assunzione del cibo incriminato, mediamente da pochi minuti ad alcune ore dopo; la reazione all’alimento è molto intensa ed è indipendente dalla quantità di alimento ingerita. Scientificamente, la reazione allergica è classificata come reazione di ipersensibilità di tipo I e si caratterizza per la produzione di un particolare tipo di anticorpi da parte del nostro sistema immunitario, le immunoglobuline E (IgE).

Nel lattante, i sintomi sono solitamente a carico dell’apparato gastrointestinale; nel bambino sono maggiormente interessati la cute e l’apparato respiratorio; nell’adulto, infine, i sintomi sono più diffusi e vanno dall’orticaria ai disturbi respiratori fino ad arrivare allo shock anafilattico.

Intolleranza alimentare

L’intolleranza alimentare è una reazione che dipende dalla quantità di alimenti non tollerati ingeriti, con un fenomeno di accumulo di cosiddette “tossine” nell’organismo, che determina l’insorgere di sintomi a volte sovrapponibili a quelli delle allergie, ma solitamente più blandi.

A livello molecolare, l’intolleranza si differenzia dall’allergia perché gli anticorpi prodotti contro l’alimento fanno parte della classe delle immunoglobuline G (IgG); la risposta immunitaria che l’alimento innesca è classificata come reazione di ipersensibilità di tipo III. I sintomi in questo caso hanno un’insorgenza più tardiva  dalle 48 alle 72 ore dopo l’assunzione del cibo non tollerato – e sono aspecifici: spesso si tratta di disturbi gastrointestinali, come difficoltà digestive, gastrite, crampi addominali, diarrea o stitichezza, ma si possono verificare anche mal di testa, affaticamento, dermatiti o dolori articolari.

Quando si è intolleranti ad un alimento, l’organismo non lo assimila correttamente e non viene completamente digerito; i prodotti di questa parziale digestione attraversano la mucosa intestinale e arrivano nel circolo sanguigno, dove il sistema immunitario li riconosce come “invasori” e di conseguenza scatena la risposta infiammatoria attraverso l’azione delle immunoglobuline IgG.

Questa breve trattazione ci permette di capire che un valido metodo di supporto alla diagnosi è sicuramente il dosaggio degli anticorpi IgE o IgG specifici per uno o più alimenti.

A seconda del risultato di queste analisi, il paziente allergico dovrà chiaramente eliminare dalla propria dieta l’alimento o gli alimenti che causano la produzione di IgE; il paziente in cui si verifichi una produzione anomala di IgG potrà invece risolvere l’intolleranza riscontrata adottando un protocollo alimentare specifico. Questo prevede di interrompere l’assunzione dell’alimento fino al miglioramento del quadro clinico solitamente per alcune settimane per poi reintrodurlo gradualmente nel regime dietetico.

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